Studiare bene senza averne voglia - Come superare l'alibi della mancanza di volontà

Studiare bene senza averne voglia

Marco Vinicio Masoni
Studiare bene senza averne voglia
Come superare l'alibi della mancanza di volontà

Edizioni Erickson - Spini di Gardolo, Trento, 2001

Presentazione di Erminio Gius

La scelta di Masoni di raccogliere in un libro le sue esperienze pluriennali di relazione di aiuto agli adolescenti nelle scuole in qualità di psicologo e di presentarle attraverso un corso vero e proprio, indirizzato agli stessi adolescenti/studenti, potrebbe apparire una delle tante esperienze che hanno animato la scuola in questi ultimi anni, volte ad influenzare positivamente il rendimento scolastico degli allievi. Perchè proprio di questo si parla in questo libro: come aiutare lo studente in difficoltà, con poca o nulla stima nelle sue capacità realizzative o, peggio ancora, che non ha voglia di studiare, a conseguire comunque  i risultati del profitto attesi dalla scuola e dalla società. Fin qui nulla di nuovo! E potrebbe proprio essere così, uno dei tanti strumenti "ad usum delphini", per insegnanti disperati o genitori sconsolati di fronte all'impotenza di poter fare qualche cosa per i propri giovani.
Ho letto il dattiloscritto ed ho accettato volentieri l'invito di scrivere queste poche righe di prefazione perchè sono rimasto profondamente coinvolto e positivamente influenzato dal disegno di ricerca e dalla filosofia che lo sostiene. Essi sono esattamente l'opposto di quanto generalmente ci si attende da un libro come questo, oramai sovrastati da una letteratura infinita che prescrive, con poche varianti, come comportarci con quel mondo giovanile che cambia con la velocità del vento e che si nasconde agli occhi di chi  non vuole conoscerlo, perchè "conoscere" in tal senso significa "prendere in considerazione" la persona nella sua globalità piuttosto che qualche aspetto di essa. Essi sono anche l'espressione della creatività e della sensibilità di uno psicologo che, abbandonate le sponde delle certezze delle procedure, rassicuranti nella loro capacità di frammentazione delle professioni tecniche, si affida al dubbio e si interroga, operando insieme all'allievo, come  affidarlo alle sue potenzialità di riuscita coinvolgendolo nella vicendevole dimensione relazionale di insicurezza che accompagna ogni decisione.
In questo libro è vietata l'arroganza tecnologica e prende il volo invece la creatività (tecnica) dello psicologo nel restituire all'allievo, attraverso un'abile gioco relazionale di incastri di prove  sulla conoscenza di sé, la coscienza dimenticata o negata della sua soggettività. E all'interno di questo complesso dialogo riemerge la centralità della soggettività sullo sfondo della storia personale di ogni allievo e la centralità della responsabilità soggettiva verso una coscienza, aspetti che a nessuno possono essere consegnati per delega e tanto meno lo studente può alienare da sé.  
Niente di miracolistico, niente di straordinario, solo l'intreccio di fiducie vicendevolmente offerte e riconsegnate nel rispetto di un rigore metodologico
che accompagna e sostiene ogni storia qui raccontata. E ogni storia umana appare, in questa luce, molto semplice che quasi ci si meraviglia che possa essere stata raccontata o che abbia avuto lo spazio dell'attenzione fuori della quotidianità.
Le teorie scientifiche di riferimento sono  quelle del costruzionismo e del costruttivismo sociali con uno sguardo all'interazionismo simbolico per quanto attiene alla visione e interpretazione dei comportamenti rappresentati o autorappresentati come "specifici" da meritare una particolare attenzione.
Su questo sfondo teoretico-concettuale e in linea con tale pensiero, sicuramente innovativo e di grande respiro rispetto ad altre teorie scientifiche basate su certezze neopositivistiche, il libro mostra anche come alcune  tecniche e metodi utilizzati nelle psicoterapie e nel counseling possano essere utili per  favorire cambiamenti  nella scuola. In senso lato potrebbe rappresentare anche una critica implicita ai significati generalmente attribuiti alla  malattia della mente. Le terapie non sono di conseguenza mezzi per "guarire", ma sistemi di comunicazione efficaci, con  valenze retoriche positive, e che possono essere e sono utilizzabili anche in campi diversi da quello terapeutico.
La centralità del libro è tuttavia quella di mostrare come l'andar male a scuola  non è uno "stile di vita" immodificabile. A tal fine viene aggredito con forza  l'argomento che da sempre viene usato con  i perdenti scolatici: la volontà.
Si può dire che l'intero corso è una enorme e diluita prescrizione del sintomo: si ripete in continuazione che solo chi è senza volontà  ha delle  grandi doti!
La tesi del libro è che la volontà sia solo una parola, senza  valenze ontologiche, una narrazione  che viene spesa per rendere ineluttabile il non
riuscire negli studi o per rimproverare chi  non si impegna.

Il volume è costituito di due parti:
La prima parte è dedicata alla illustrazione di alcuni casi  singoli attraverso gli incontri vis a vis tra allievi e psicologo in uno sportello psicologico scolastico. Il contenuto di tali "storie" é quasi sempre centrato su questioni che influenzano il profitto scolastico.
La seconda parte è dedicata interamente alla illustrazione del corso vero e proprio, costruito assemblando le esperienze e le tecniche usate  nel lavoro faccia a faccia.
Esso ha come tema e scopo l'aumento della memoria e della capacità attentiva dei ragazzi, atteso che tra le situazioni di disagio tipiche dello studente si pongono proprio la mancanza di attenzione e di memoria.
L'autore ha fatto una scelta pragmatica evitando di parlare dei grandi temi della scuola, pur non ignorandoli, ad es. dei suoi limiti, dei programmi, dei valori, ecc., in favore di una riflessione concentrata piuttosto su come si possa rendere meglio, avendo presente gli insegnanti e le condizioni talvolta disperate in cui operano, perché non sanno cosa fare.

Per concludere, altri meriti del libro di Masoni consistono inoltre in tutto ciò che il libro non è e non rappresenta.
Un esempio è quello di aver evitato di cadere nella trappola del tecnicismo di maniera che tacita la domanda e che sottrae l'intelligenza alle sue potenzialità creative.
Altro merito ancora va attribuito allo spirito anticorporativista dell'autore che preferisce far ricorso per spiegare la dissociazione al pensiero di S. Agostino piuttosto che a quello di Bandler e Grinder, così pure per spiegare che le emozioni sono l'espressione delle emozioni  al pensiero  di Patrick O'Brian, scrittore di mare  morto in questi giorni, piuttosto che a quello di Rom Harrè.
Da ultimo, non ci si annoia nella lettura. E' un libro "interattivo" e anche il corso  qui illustrato è descritto con un linguaggio parlato. I lettori saranno in grado di applicare a se stessi quello che leggono, e  lo stile , più parlato che scritto, li aiuterà, sicuramente.

Erminio Gius