SCUOLA E DESTINO.Verso una didattica del dubbio.

Scuola e destino copertina

DESCRIZIONE BREVE

Sul destino si può intervenire. Qui troverete all’inizio facili disegni e tecniche altrettanto semplici per far vivere meglio figli e allievi. Il livello poi si alza e l’esposizione, sempre semplice e chiara, sa servirsi di tutto: teatro, lezioni, dialoghi.  Vedrete ragazzi senza licenza media “capire” il diritto all’arte. Vedrete insegnanti e genitori intuire come si formano i destini e vedrete che il dubbio, come diceva Borges, una delle menti più alte del Novecento, è intelligenza.

 

DESCRIZIONE LUNGA

L’inizio di questo libro, dato il suo livello pratico/facile e data anche la genericità dell’obbiettivo dichiarato: “stare un po’ meglio”, può prestarsi ad equivoci.  Le critiche immediate potrebbero essere queste: utilizzo di un linguaggio non specialistico (eppure l’autore è uno psicologo!), ignoranza delle mille diagnosi tramite le quali vengono oggi classificati i problemi e i disagi delle persone (eppure l’autore è uno psicoterapeuta!), utilizzo di tecniche tuttofare e buone per tutti (eppure l’autore non è un teorico del tecnicismo!).

Ma il libro non intende difendersi, lascia indisturbato il diritto del lettore alla critica, contando sul fatto che proseguendone la lettura, lo stesso lettore si chiederà, qua e là, se certe scelte apparentemente semplicistiche non siano invece la conseguenza coerente delle teorie stringenti proposte nella seconda parte del volume: Scuola e destino.

Sulle teorie e sul modo di esporle il libro esce dalla tradizione.

Il modo col quale certe narrazioni condivise possono offrirci tutti gli strumenti per un nostro “stare male” e per trarre “vantaggi” da esso è illustrato con una piece teatrale.

Il grande tema della prevenzione (argomento assolutamente vicino a tutto ciò che vorrebbe trattare il futuro, cioè il destino) è trattato nella forma di dialogo durante una supervisione con un gruppo di educatori.

In un dialogo con i ragazzi detenuti in un carcere minorile si discute e si ridefinisce l’idea di volontà. Qui forse alcune anime belle soffriranno per il linguaggio greve di quei ragazzi, ma così parlano e così li ho conosciuti.

Il tema della negoziazione è offerto tramite un dialogo con insegnanti illuminati. Questo capitolo non è di facilissima lettura ed è adatto a chi ama passeggiare in alto, nell’aria tersa.

Poi si parla d’arte, ancora con i ragazzi del carcere. Questa è una lezione in parte “sbobinata” e in parte ricostruita (in quei giorni) a tavolino, così si può avere un’idea del livello raggiungibile quando si hanno davanti pochi ragazzi che ti stimano e ti ascoltano attenti.

Segue un saggio sulla musica, qui la forma è quella classica del saggio, ma il linguaggio vi galoppa leggero. Infine un saggio sull’orientamento, che trae spunto da un articolo esistente, ma lo amplia e approfondisce il tema.

La conclusione riprende il filo che ha attraversato tutto il libro: il diritto al dubbio, alla forma di pensiero che può, la sola, cambiare non forse i mondi ma i modi di pensare. La pianta del dubbio richiede la pazienza della storia: semini oggi, ma i frutti li vedranno forse i nipoti.