Un nuovo libro sulla scuola

Cristina,  una insegnante iscritta al nostro forum,  ha inserito in un messaggio l'inizio  del suo libro sulla scuola. Questo incipit ci piace e crediamo  sia da evidenziare riportandolo anche  qui, nella sezione delle news.E un bocca ala lupo  per la pubblicazione, sarebbe una buona cosa per Cristina e per tutti noi. Quando uscirà sarà da noi pubblicizzato e recensito. L'immagine del somaro, scelta da noi per illustrare la pagina, è da intendersi come una sorta di contro-metafora ( sì, è un neologismo, credo, ma ne intuirete certamente il senso)

 

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Il supplente entrò scrutato con occhi curiosi, da tutta la classe. Bene, per un po’ il nostro insegnante sarebbe stato assente. Dopo le presentazioni due compagni nell’ultima fila, con incredibile faccia tosta si accesero una sigaretta. Senza scomporci minimamente li seguimmo anche io e Giacomo. Il supplente sbigottito ci chiese cosa stessimo facendo. Gli rispondemmo imperturbabili che gli altri insegnanti ci permettevano di fumare in classe senza problemi, a patto ascoltassimo la lezione. Il povero novellino non protestò oltre e andò avanti con la sua spiegazione. L’indomani, dopo essersi informato presso i colleghi, vietò categoricamente di fumare in classe. A quando pensate risalga questo aneddoto? A dieci, a venti, a trent’anni fa? E’ un episodio raccontato da mio padre che oggi ha ottant’anni, risale quindi circa a sessantacinque anni fa, istituto nautico. Oggi ci si lamenta della scuola, degli studenti maleducati, frutto di una società degradata e in decadenza, ma tutte le generazioni, una volta adulte, vedono i giovani come dei degenerati. Se davvero ogni generazione fosse peggiore della precedente, dove sarebbe il mondo adesso? Non è che forse ha ragione Seneca, quando ci dice che tutti arrivati ad una certa età vedono il sole meno luminoso di prima, ma se davvero ci fosse stata una progressiva riduzione della luminosità del nostro astro saremmo già al buio? Ho letto il libro della Mastrocola La scuola raccontata al mio cane e ho provato indignazione e rivolta, pensavo che questa collega fosse ormai alla vigilia della pensione e la scusavo per quello. Come si fa a rifiutare in toto metodi di insegnamento ed obiettivi osservabili? Come si fa ad assegnare un potere salvifico alla Letteratura, infischiandosene della comunicazione? Certo la scuola di oggi, come quella di ieri, a volte è vittima di mode passeggere, ma non per questo dobbiamo buttare a mare due discipline serissime come la pedagogia e la didattica. E poi, la scuola di ieri, ha sfornato davvero adulti migliori? Ho deciso di scrivere anche il mio libro sulla scuola. Per spiegarla alla Mastrocola e a tutti quelli, che hanno applaudito senza condizione al suo libro; e per fare sentire meno soli quanti si sono indignati come me. In alcune cose ha ragione, è impossibile darle torto, ma è troppo facile denunciare uno stato di fatto e non fare niente per modificarlo; la pars destruens è sempre più facile di quella costruens. Lo sport più diffuso tra insegnanti, genitori e di conseguenza anche tra gli studenti è la lamentatio. E’ diventato un vero e proprio gioco di società, una gara a chi si lamenta di più, coinvolgendo tutto e tutti e sentendosi quindi delle povere vittime di un sistema che ci stritola, ci obbliga a programmi ridicoli, ci copre di sigle astruse, ci presenta riforme inattuabili…La Mastrocola ha semplicemente dato voce a questo coro scrivendo il libro della lamentatio. E’ ovvio che abbia avuto successo, visto quanto si sente mugugnare nei corridoi, tra docenti, o genitori. Io non difendo la scuola di oggi, non sono portavoce di questa o di quella riforma, parlo esclusivamente dal mio osservatorio, dal mio piccolo punto di vista che è la scuola tecnica nella quale insegno da diversi anni e dove ho maturato riflessioni, idee, passione per questo mestiere oggi così bistrattato anche da chi lo pratica. Mi ha colpito molto che nel libro della Mastrocola manchino di fatto gli studenti che sono, non il complemento oggetto, il che cosa insegniamo, al quale lei dà così tanta importanza, ma il SOGGETTO del nostro mestiere. I ragazzi nel suo libro sono quasi totalmente assenti. L’insegnante per lei è colui che AMA la sua materia, si mette in cattedra e inconsapevolmente (questa parola piace moltissimo alla Mastrocola) la insegna, la trasmette. A chi non si sa… Non ci sono studenti disagiati, disabili, stranieri; gli studenti sono tutti uguali devono stare lì e studiare. Devono, possibilmente in religioso silenzio, ascoltare la LEZIONE che l’insegnante MAESTRO e sacerdote ha deciso quel giorno di impartirgli…e basta. Mi sono sentita molto triste per questa assenza. Ecco perché nel mio libro sulla scuola ho deciso di lasciare un po’ di spazio anche a loro, ai ragazzi, alle loro storie, ai loro scritti. Perché sono loro che mi fanno entrare in classe ogni giorno; è il pensiero delle loro difficoltà e tragedie grandi e piccole che mi tiene sveglia a volte di notte; è il trovare scritte e dette le loro parole che mi incoraggia ad andare avanti in questo mestiere che devo costruirmi giorno per giorno. Perché i ragazzi di oggi non sono più quelli di ieri e sono diversissimi da quelli di domani. Loro, i ragazzi, non ne hanno colpa poverini, se il mondo gira così in fretta. Noi adulti abbiamo la tentazione di tener stretta forte la loro mano come ai bambini su una giostra. Temiamo che si spaventano e cadano. Invece è bello che si divertano. Imparino a fare a meno della nostra mano e dicano: “Ancora, ancora, fammi girare, vita….”