Un'altra testimonianza sui corsi "Studiare bene senza averne voglia"

Ho frequentato il corso per diventare conduttrice dei corsi “Studiare bene senza averne voglia” tre anni fa, ma solo quest’anno li ho realizzati, nella mia scuola.

 Mi ci è voluto del tempo per entrare nella “filosofia” che sottende questa esperienza e decidermi; facevo fatica a capirne le ragioni, il suo significato. A ciò si aggiungeva il fatto che sono insegnante della scuola: sarebbe stato forse un impedimento? Avrei perso o guadagnato in autorevolezza?

 

Capisco quindi i dubbi che possono sorgere se ne si analizza in sintesi la struttura.

 Le quattro tecniche (devo chiamarle così, mio malgrado) su cui si articola il corso appaiono leggermente naïf. E molto poco credibile mi sono sentita nei giorni immediatamente precedenti alla mia prima volta, quando provavo e riprovavo, come forse fanno gli attori durante le prove. Ero quasi tentata di annullare tutto, mi dicevo che avevo fatto false promesse, venduto illusioni su come potere, così in quattro e quattr’otto, risolvere il problema della mancanza di volontà scolastica. E con cosa? Con quattro attività che avevano il sapore del giochino.

Eppure dovevo tentare, se non altro per capirne un po’ di più.

 

Cosa è dunque successo durante i miei incontri ?

Innanzi tutto: il libro non dà cognizione di  quello che succede al corso. Perché, seppure ci sia un copione di base, una trama da cui partire, è l’ordito che si tesse, volta per volta che crea una tela sempre diversa. Non la si può conoscere in anticipo, la “si fa” nell’incontro con i ragazzi.

Ma dunque, cosa “si fa”?

Si fanno  SCOPERTE. Assolutamente personali, assolutamente inaspettate.

I ragazzi scoprono, per esempio, che loro, i senza-voglia, non hanno nulla di meno di chi riesce a scuola, che chi riesce a scuola non è così perché si sforza, che loro non sono “né sbagliati, né malati, né anormali” e che c’è  un’ottima ragione che li obbliga ad andar male a scuola con tutto quel che ne consegue…. “ Ma è veerooo! Ma come ho fatto a non pensarci prima !!!”: capita pure che si scopra che la cosa era apparentemente semplice…

 E allora, via alla ricerca di questa ragione superiore che pensa di aiutarli “obbligandoli” al ruolo di incapaci, di ultimi della classe.

 E poi, per ognuno, alla ricerca di quel che occorre per “farcela”: è lì, a portata di mano, chi meglio di loro potrebbe saperlo… Ma sì, sanno bene quel che occorre, perbacco,  il ricordo di un altro successo è vivo dentro di loro…

SI’, ce la possono fare, perché ce l’hanno GIA’ fatta!!

E se, viaggiando nel futuro, possono assaporare, di nuovo, la riuscita scolastica, quella che  tanto desiderano, essa arriva di certo.

E se, incredibile, c’è un prof. che ci crede come loro, forse anche più di loro, perbacco se arriva!

 

Per capire, ho dovuto FARE.

A.A.