Terenzio educatore

Terenzio vive nel II secolo a.C. a Roma,  dove, giunto schiavo da Cartagine, viene liberato per il suo ingegno e poi diventa intimo degli Scipioni. Riportiamo un brano di una sua commedia che ci sembra di bella importanza pedagogica.

Micione e Storace sono due fratelli. Le evidenziure sono mie e indicano passaggi di incredibile attualità

 

Micione (mentre entra in scena) – Storace! (non gli giunge risposta). Questa notte Eschino non è tornato a casa; e neppure uno degli schiavi che gli erano andati incontro…Ed io, col fatto che  il ragazzo non è tornato, cosa non ti vado a pensare!, come mi tormento con pensieri angoscianti!

Forse si è ammalato, forse è caduto  da qualche parte, magari si è rotto qualcosa. Ma guarda se uno deve arrivare a questo punto: affezionarsi a qualcuno più che a se stesso! E pensare che non è  figlio mio, ma di mio fratello!  Mio fratello, fin da quando eravamo bambini ha sempre avuto gusti molto diversi dai miei: io ho preferito  la vita tranquilla di città, con le sue comodità, e per di più  non ho mai preso moglie (facendo cenno al pubblico) so che questi qua la ritengono una gran fortuna. Lui invece è tutto l’opposto: gli piace  vivere in campagna, conduce una vita sobria e severa, s’è ammogliato e ha fatto due figli. Il maggiore è quello che ,appunto, ho adottato io; l’ho cresciuto da bambino, l’ho tenuto con me e amato come se fosse mio. E son contento di averlo fatto: è l’unica cosa al mondo che mi sia  davvero cara. Faccio quello che posso affinché lui, a sua volta,  nutra per me gli stessi sentimenti: gli do soldi, lo lascio sfogare, e non gli impongo per nulla la mia volontà; risultato: quelle scappatelle che gli altri ragazzi fanno di nascosto dai loro padri, quelle cose nelle quali consiste la gioventù, ebbene,  ho abituato il ragazzo a non nascondermele. Perché chi si sarà abituato a mentire al padre, a ingannarlo, vorrà anche provare, con maggiore audacia, a ingannare gli estranei. Io credo sia meglio tenere a freno i ragazzi  contando sul loro senso dell’onore e sulla loro nobiltà d’animo, non terrorizzandoli. E anche su questo io e mio fratello proprio non ci troviamo d’accordo; dice che non gli piacciono i miei metodi. Spesso piomba qui e fa delle scenate: “Micione, cosa stai facendo! Ma perché mi rovini questo ragazzo? Gli permetti di far l’amore,di ubriacarsi, addirittura gli dai dei soldi per farglieli spendere così! Eppoi lo vesti troppo bene! Sei un debole!”. Ma in realtà  è lui che è troppo severo, più di quanto sia giusto e ragionevole, e secondo me, fa un grave errore chi crede che una autorità che si fonda sulla forza sia più sicura e stabile di quella che si ottiene con l’affetto. Questo è il mio modo  e a questo voglio restar fedele: chi fa il suo dovere solo perché teme la punizione resta  rispettabile finché ritiene  che la cosa si sappia, ma appena scopre di poter agire di nascosto, si lascia andare di nuovo alle sue voglie. Quello invece che  sai accattivarti con la benevolenza, agisce  con spontaneità e cerca di contraccambiare, e che sia o no osservato, sarà sempre lo stesso. Compito dei padri  è abituare i figli ad agire rettamente di loro spontanea volontà, anziché per paura . Questa è la differenza fra padre e padrone. Chi non ne è capace riconosca che non sa educare i propri figli.