Risposta a Marco Dal Fior

Risposta a Marco Dal  Fior

 

Sul Corriere della Sera del 21 maggio 2008, Marco Dal Fior interviene sul problema  dei bulli e fa notare che “condannarli”  a fare i badanti  dedicando il loro tempo libero agli anziani può farci correre questo rischio : “In una società dove l’età media si alza a velocità vertiginosa, cosa ci si potrà aspettare da una generazione alla quale abbiamo insegnato che  - se non righi dritto poi ti tocca curare il nonno-?

Il rischio c’è.

Ma c’è anche dell’altro.

Nelle comunità “scientifiche” che fanno ricerca sull’animale uomo, in quelle più avanzate per lo meno, si è raggiunto questo accordo : oggi il motore dell’agire umano è la costruzione e difesa dell’identità (in un passato non lontano il problema non c’era perché si nasceva con un destino praticamente già assegnatoci: nasci bracciante, morirai bracciante).

 

Ora, il bullo di oggi, ben diverso dal  prepotente che tutti abbiamo incontrato a scuola nella nostra infanzia, vuole soprattutto “esistere”, mettere a punto con facilità spezzoni  di identità. La cosa più facile per ottenerli è farsi vedere, bastano un telefonino e you tube.

 

La sanzione, il castigo, se proprio volete   la “pena”, diventano un ingrediente fondamentale della costruzione di identità. Se a fare il bullo esisto, ad andare  sui giornali per una punizione grave  esisto ancor di più. In molti han dimenticato che  la Erika di Novi Ligure riceveva in carcere minorile  decine di lettere di solidarietà da parte di coetanei che  ne  apprezzavano il “coraggio”.

 

Punire insomma vuol dire aumentare la visibilità, specie se c’è l’aiuto del can can mediatico.

 

La soluzione più intelligente e  utile diventa allora questa: la sanzione deve  contenere anche  l’opportunità di indossare una parte di identità positiva al posto di quella trasgressiva  e deviante.

Qui sì, occorrerebbe  accendere il can can. Qui  il ragazzo – per esempio assistendo l’anziano- scoprirebbe la bellezza della gratificazione, qui, se fossimo così furbi da valorizzare le sue fatiche, gli offriremmo l’opportunità di esistere in altro modo.

Poiché  “esistere”, oggi, è il disperato obiettivo dei nostri ragazzi.

Marco Vinico Masoni

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