Recensioni a "Sono preoccupato per mio figlio"
Non ho figli. Questo libro, dunque, non sarebbe per me…
Una collega insegnante che di figli ne ha due e che sta sperimentando, lei sì, preoccupazioni costanti, me lo ha passato “Tieni, mi ha detto, leggi un po’ qua... Magari riesci a capirmi un po’ di più! Guarda che non è il solito manuale teorico, quelli che leggi leggi e poi non risolvi nulla. Poi dimmi cosa ne pensi. ”
Ho spesso ascoltato le lamentele di questa amica, cercando di mettermi nei suoi panni, nel tentativo di darle una mano. Confesso che faccio fatica a immedesimarmi, i miei consigli risultano spesso troppo sdrammatizzanti, del tipo “dai, non è niente… vedrai che ti sei sbagliata….ma non esagerare….. “ E non mi sembra proprio di esserle di aiuto.
Accetto il consiglio e prendo il libro.
Vado al sommario. Mi accorgo che le frasi- titolo che denominano i 32 capitoli- problemi sono le stesse che sentenziamo noi prof. nei discorsi, a volte un po’ pretestuosi, sui nostri studenti.
Apro a caso e càpito nel capitolo giusto per me :
Problema 23 – Mio figlio è intelligente ma non si impegna.
Comincio a leggere.
Mi piace subito lo stile dialogato, mi aiuta a capire meglio, ha un tono di colloquialità che mi fa sentire a mio agio: mi sembra proprio di trovarmi con l’autore, faccia a faccia. E le domande che il genitore pone, sono proprio quelle che avrei fatto io.
Mi sento un po’ di cattiva coscienza: tante volte ho proferito questa frase “è intelligente ma non si impegna” a genitori che venivano da me per sapere del profitto del figlio. Diciamo che questa frase è un sedativo per tutti quanti: per me che devo trovare un motivo agli insuccessi dello studente; per un genitore che viene in parte rassicurato sull’integrità delle capacità intellettuali del figlio; per lo studente che non perde questa patente di intelligente: va male a scuola solo per il fatto che non fa.
Leggo con attenzione queste due paginette e mi accorgo che sono ricche di riferimenti culturali importanti ( invenzione del QI e scopo dei test, la loro manipolazione, il concetto di intelligenza entitaria e incrementale, ecc) ma che vengono illustrati, a volte anche “smontati”, con la semplicità di chi sa molto bene di cosa parla.
“Questo psicologo mi piace, parla chiaro”. E, quando vedo alla fine del capitolo-problema la piccola sintesi, posta con un delizioso test a scelta multipla, comincio ad innamorarmi del libro.
Scorro i 32 problemi con le loro definizioni, frasi ricorrenti nel gergo degli insegnanti: non sta attento, non rispetta le regole, non studia, non ha metodo di studio, non ha autostima, è meglio che cambi scuola, ecc, ecc.
“Questo libro è anche per me” mi dico, sempre più convinta che la sensazione di leggerezza e di ottimismo che lo pervadono debbano provenire e fondarsi su grande conoscenza, esperienza e attenzione ai problemi posti.
Vi ho trovato soluzioni possibili ma non ricette preconfezionate, buon senso ma non buonismo né senso comune da dibattiti televisivi , attenzione alle parole che si usano ma beffardo distacco da chi certe parole le inventa (autostima, bullismo ecc ) e pensa così di aver trovato anche le soluzioni.
Insomma, aria nuova. Anche per noi professori, soprattutto per quelli che sono preoccupati per i loro studenti e che vorrebbero fare un po’ gli psicologi.
Elena
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La Cultura - La Cultura
Scritto da Johanna Rossi Mason
Lunedì 09 Gennaio 2012 11:59
Nella lunga avventura di genitori capita spesso che si sia preoccupati per un figlio, le ragioni sono moltissime e aumentano di impatti con la crescita. Se da piccoli ci affliggono abitudini alimentari e sonno da grandi il compito si fa ancora più difficile. Questo libro di Marco Vinicio Masoni è una vera e propria ancora di salvezza, un faro nelle nebbie in cui si trova un genitore alle prese con un ragazzo che non studia, che lascia la scuola o mostra i segni di un comportamento alimentare. In totale coerenza con la filosofia dell'editore Erickson che ha la sua mission proprio nella divulgazione dei temi dell'educazione, il libro è diviso in problemi ben definiti e invece di essere didascalico e tedioso è scritto in forma di dialogo con genitori reali che hanno figli reali. Casi semplici ma emblematici in cui l'autore propone la filosofia che applica da decenni alle consulenze a scuole e famiglie. Un approccio apparentemente inusuale che si basa sulla conoscenza profonda della psiche giovanile e che può essere appresa per aiutare i nostri ragazzi a crescere in maniera equilibrata e soprattutto sicura. Nonostante la buona fede dei nostri comportamenti spesso quello che a noi pare buon senso non è recepito dai ragazzi che trovano i nostri discorsi vuoti e privi di interesse. E' difficile infatti che un ragazzino comprenda l'importanza dello studio nel suo futuro. I ragazzi vivono immersi in un qui e ora e un amalgama di emozioni immediate e potenti. Masoni è astuto e ci chiede quindi di ricordare come ci sentivamo alla loro età, cosa pensavamo della scuola e dello studio, in modo da entrare in sintonia con loro. Perché si chiudono e non ci parlano? Perché non si sentono capiti, perchè noi genitori parliamo una lingua diversa e diversi sono i valori. Hanno bisogno, per fidarsi di noi, di sentirsi accettati, che non li vogliamo cambiare, che ci vanno bene così come sono, solo allora si sentiranno loro stessi indotti a fare ciò che è meglio per loro. Ammetto che per me è stato quasi profetico e soprattutto sembra che sia arrivato nel momento giusto, mentre stavo mettendo in atto il comportamento più sbagliato ossia essere un tormento sull'applicazione allo studio. Prof, ho capito e se dovessi dimenticare, rileggo. Consigliato ai genitori di ragazzi dagli 8 ai 18 anni, caldamente.
Tratto da Style.it:
Quei giorni così, in cui un libro ti solleva la giornata
11 novembre 2011, ore 12:28, postato da Monica Tappa
A qualcuno di voi il nome di Marco Vinicio Masoni ricorderà sicuramente qualcosa. E’, tra gli esperti che pubblichiamo nel canale Mamma, il nostro psicologo.
I suoi interventi a me piacciono parecchio. Li trovo di una semplicità disarmante e mi colpisce che spesso siano in controtendenza rispetto al pensare comune. Offrono, a mio parere, spunti di riflessione e nuovi modi di relazionarsi con quelle creature fragili e forti, uniche e sfaccettate, cui noi diamo il nome di figli. Che sono però prima di tutto persone. Mondi che esistono e vivono anche senza (e a volte, da mamma, mi verrebbe da dire, sottovoce, nonostante) noi.
Universi che spesso parlano una lingua sconosciuta e che cambiano idioma man mano che crescono, a volte da un giorno all’altro, all’improvviso, lasciandoci basiti e impotenti (almeno, a me accade così).
Ieri mi è arrivato un volume appena uscito in libreria. Si intitola: “Sono preoccupato per mio figlio”. Ed è del nostro psicologo.
Con il suo stile asciutto, sintetico ironico e affettuoso, in questo manualetto (santosubito) vengono analizzati 32 “problemi” (dalla scuola alle regole, dalle cattive compagnie ai disturbi alimentari) e ci vengono forniti degli esercizi per creare una strategia alternativa a quella cui siamo abituati. Vincente, finalmente.
E visto che proprio ieri, dopo aver starnazzato con mia figlia seienne (ed essermi sentita in colpa per quasi tutta la giornata), ho letto una frase che diceva “per trasformare buoni proponimenti in buone abitudini c’è bisogno di tempo”, oggi mi ripeto come un mantra: io l’impegno ce lo metto. Ora ho pure gli esercizi. Vediamo quanto funziona? (Poi vi faccio sapere).
ps. e voi, invece, come gestite le crisi, i capricci, le situazioni della serie baruffe in pollaio con cuccioli, cucciolotti, ragazzi, ragazzotti, adolescemi (come li chiamiamo affettuosamente tra amiche)?