La vita eterna

Nessuno campa in eterno e tutti scompaiono morendo.
Ma con questo non si perde assolutamente nulla: l’esistenza, la vita individuale è solo l’espressione di un’altra esistenza, diversa, completamente diversa, che le sta dietro.
Questa “altra” esistenza è FUORI DAL TEMPO, e quindi non conosce il concetto di durata e di fine.
Immagina ora di essere un ente onnisciente , capace di comprendere tutto, capace di vedere tutto. Se fossi così probabilmente la domanda su ciò che accade dopo la nostra morte, se cioè c’è una nostra sopravvivenza, sarebbe una domanda priva di senso. Infatti al di fuori della nostra esistenza fatta di ciò che ci appare “durata” e “fine”, questi concetti perderebbero ogni significato e non sarebbero differenziabili uno dall’altro.

Perciò se tu fossi un essere così, né durata né fine sarebbero applicabili al nostro vero modo di esistere, cioè a quella cosa assoluta che ci si presenta con la sua APPARENZA.
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Il continuo apparire di nuove vite e il continuo dissolversi di quelle che ci sono è da ritenersi solo una illusione.
E’ come se tutto ciò che vediamo lo potessimo vedere tramite uno strumento ottico composto da due lenti: la lente spazio e la lente tempo. Queste due lenti, quando vengono usate insieme, ci danno l’idea di causalità.
Tutto ciò che percepiamo attraverso quello strumento ottico è quindi solo apparenza, e non vediamo come sono le cose in sé, cioè indipendentemente dalla nostra rappresentazione.

Quel momento della esistenza assoluto che non è sfiorato dalla morte dell’individuo non ha nella sua forma né il tempo né lo spazio. Ecco perché, dato che ciò che è “reale”ci appare nello spazio e nel tempo, crediamo di vedere nella morte la nostra distruzione.

Schopenhauer