la follia nella terra dei Masai
Il brano è tratto da "Diario di un uomo scimmia"di Robert Sapolsky ( un biologo che è stato anni in Kenia per studiare i babbuini), edizioni Frassinelli, 2001.
Visitammo tutti i centri di igiene mentale del Kenya e rivolgemmo le stesse domande agli operatori del settore. Quali criteri si usano per definire qualcuno malato di mente in questo paese? Ci sono Masai schizofrenici, provenienti da una cultura in cui le persone parlano molto poco e passano la maggior parte del tempo da soli con le mucche, oppure schizofrenici delle tribù costiere, gente sofisticata, urbanizzata, con un approccio molto verbale.
Cosa spinge la famiglia Masai a decidere di affidare un ragazzo difficile alle autorità sanitarie? Quali sintomi motivano la stessa scelta presso le tribù costiere? Quali sono le manie di grandezza in un pastore di cammelli nel deserto? Forse si vanta di possedere il doppio dei cammelli che ha davvero? Cosa dicono le "voci" a chi le sente da queste parti? Che forma assume qui la paranoia?
E gli operatori ci davano tutti la stessa risposta (...) :"Fanno cose da pazzi". Ecco cosa dicevano. La gente capisce quando uno si comporta da pazzo. Numerosi accademici edificano la loro carriera sulle differenze culturali nella sintomatologia, ma noi non cavammo un ragno dal buco. Le nostre domande non erano ritenute interessanti.
Erano interessanti eccome i pazienti. Mancavano del tutto gli anziani depressi, la specie più diffusa nei presìdi psichiatrici occidentali: la vecchiaia qui si attende con ansia, rappresenta l'apice del rispetto e del potere. Che motivo c'è di deprimersi da vecchi? (...)
Nessun adolescente-sociopatico-dagli-occhi-di-vipera-ammazzavecchiette-senza-rimorsi. Quelli finiscono in carcere, d'altra parte gli psichiatri non sono una figura onnipresente nei tribunali come da noi. Molti epilettici. Molti bambini affetti da malaria cerebrale. Molti schizofrenici paranoidi.
La cosa più stupefacente era l'assenza di violenza. Sentendoci raccontare dei nostri ospedali psichiatrici, dove il problema più grave è la tendenza dei pazienti ad assalire gli operatori o gli altri degenti, il personale kenyano credeva che esagerassimo. "Qui non capita niente del genere". Le porte degli ospedali sono senza serrature.
Nessuno tenta di scappare. Dopo la prima visita, la cosa cominciò a sembrarci sensata: tutti hanno il loro letto e ricevono tre pasti al giorno, lussi inauditi per la maggior parte dei Kenyani del bush. Perchè scappare? Perchè diventare aggressivi?