La cattiva educazione del genio

Gli individui il cui sviluppo personale ha subito debolmente l'imprinting possono lasciare il loro pensiero comportarsi e portarli logicamente alle conseguenze scismatiche e/o morfogenesiche del loro stesso sviluppo. Spesso essi sono,alla partenza,figli naturali e bastardi culturali lacerati tra due origini,due etnocentrismi,due modi di pensiero,oppure declassati,meteci,marrani,esuli che sentono come una crepa nella loro identità o nella loro appartenenza,e la crepa può allargarsi fino a far crollare in essi la credenza nel sistema ufficiale di Verità. Una "cattiva educazione",un arretramento psicologico superato tardi, un'infermità, un trauma infantile costituiscono pure condizioni favorevoli alla devianza intellettuale.Quest'ultima può,prima di esprimersi in quanto tale, essere soggettivamente vissuta come anomia, sentimento di essere "straniero" a casa propria, nella propria cultura. Parlando di se stesso, Einstein, per esempio, ha formulato perfettamente i sentimenti di estraneità, di solitudine e di insoddisfazione che hanno costituito il fermento della sua rivoluzione intellettuale. Citiamo le ben note parole: "L'adulto normale non si rompe mai il capo con problemi di spazio e di tempo. Secondo lui, tutto ciò che occorre pensare in merito è già stato elaborato nella prima infanzia. Io, invece, mi sono sviluppato così lentamente che ho cominciato a interrogarmi sullo spazio e sul tempo soltanto da adulto.Di conseguenza, ho trattato il problema più a fondo di quanto avrebbe fatto chiunque ha avuto un'infanzia normale. Sono un vero solitario che non ha mai sentito di appartenere con tutto il cuore allo Stato, al paese nazionale, alla cerchia degli amici, e neppure alla famiglia ristretta, e che ha provato rispetto a tuti questi legami un sentimento mai sopito di estraneità" 
Edgar Morin