Il nuovo DSM

 A proposito della nuova edizione del "Diagnostic and Statistical Manual (DSM-5)" dell'American Psychiatric Association.

Fatte salve alcune e limitate classi di disturbi 'mentali' su base fisiopatologica e quindi di pertinenza medico-biologica, è invece sorprendente scoprire che chiunque e qualsiasi comportamento, opportunamente interpretato attraverso 'criteri di inclusione', possa essere suscettibile di una diagnosi psichiatrica. Quasi trecento 'disturbi' emergono da un'ammucchiata categoriale di giudizi di valore, espressi attraverso preconcetti normativi, mescolati a considerazioni discutibili sui modi 'giusti' di essere e di sentire, formulati con un linguaggio inventato e con neologismi pseudo-medici, spesso ridicoli e dalla logica zoppicante. Rimane sconcertante come queste classi diagnostiche possano essere prese sul serio da dei distinti professionisti della salute mentale, dalle istituzioni e dai loro clienti/pazienti (supponendo che almeno questi ultimi siano resi intelligenti dalle proprie afflizioni).
Inoltre è sorprendente il credito che può essere dato a certe alchimie verbali e contorsioni interpretative, quando ad esempio trasformano degli aggettivi attribuiti a dei comportamenti in sostantivi, poi in proprietà della mente e quindi in 'sintomi e malattie'. Procedimento esteso ai modi di essere e di agire giudicati discutibili, riprovevoli e bizzarri, oppure semplicemente diversi, insoliti e devianti.
È altresì preoccupante che alcuni individui definiti psichiatri o psicologi si attribuiscano l'autorità, e si sentano autorizzati, pur privi di certezze ma senza incertezze, a trasformare delle parole inventate dai vaghi confini lessicali e categoriali, in atti socialmente sanzionatori, denigratori, invalidanti e in molti casi persecutori.

Alessandro Salvini