Hathaway, grande ideatore di test, distrugge i test.

 Hathaway, psicofisiologo, e McKinley, neuropsichiatra, hanno ideato alla fine degli anni '30 il Minnesota Multiphasic Personality Inventory (MMPI), il testo oggettivo di personalità tuttora più conosciuto e diffuso nel mondo. Ma nel 1972 in un articolo che ha per titolo: "Where have we gone wrong? The mistery of the missing progress" (in J.N. Butcher - Ed. -, Objective Personality Assessment, Academic Press, New York, 1972), Hathaway muove critiche radicali all'impiego dei metodi naturalistici nell'indagine sulla personalità, rimangiandosi, con rara onestà, il lavoro di tutta una vita che lo aveva reso famoso. Ecco le sue parole: "Se il lettore sostiene la tesi che lo sforzo degli ultimi quarant'anni abbia prodotto test e inventari di personalità di sicura efficacia, lascio a lui il compito di provarlo... Devo ammettere che posso impiegare solo deboli argomenti a favore della validità pratica dei test... Se mi chiedessero di esibire un' evidenza convincente che, in un'ora, un determinato intervistatore non può fare bene e meglio, non esiterei ad accettare la sfida". Hathaway cerca quindi i motivi del fallimento (questo è il mistero) in una serie di indizi: il costrutto elusivo, l'origine complessa, i criteri impossibili, la strategia improduttiva, arrivando alla conclusione che non si possono applicare nello studio della personalità "gli stessi strumenti matematici e gli stessi disegni di ricerca che sono serviti per risolvere problemi in altri campi della scienza". E questo perché: "L'analisi fattoriale, l'analisi della varianza e altri feticci sono procedure standard per l'analisi della personalità, ma ciò che non va nei test è stato causato proprio dalla applicazione di queste strategie statistiche", per cui "lancio una sfida alla metodologia della scienza applicata alla psiche, invocando perfino uno scetticismo iconoclasta; comunque non darò nessuna direttiva convincente per qualcosa di nuovo". A mo' di chiosa Hathaway osserva che: "Leggendo questo, un collega dichiarò che si stanno facendo molti progressi nella conoscenza della schizofrenia stabilendo o osservando correlazioni e procedendo nella scoperta di parametri che sembrano riferirsi all'andamento non lineare di "r(a)". Ma un altro collega disse che, alla mia età, potevo permettermi di dire qualunque cosa. Grazie a questo privilegio, rispondo al mio primo collega che lo sapevo già. Ho visto così tanti parametri e correlazioni sulla schizofrenia cambiare in continuazione, che la sua fiducia sembra essere basata più su un entusiasmo giovanile verso la scienza che sulla probabilità che si stiano facendo effettivi progressi".
U.Galimberti