Diderot e il contesto

Diderot, parlando  della bellezza,  definisce il rapporto fra  contesto e significato:

 

“ Mi accontenterò di portare un esempio tratto dalla letteratura. Tutti conoscono le parole sublimi della tragedia degli Orazi: Qu’il mourut (che morisse). Domando a qualcuno che non conosce affatto l’opera di Corneille, e che non ha alcuna idea della risposta del vecchio Orazio,  che cosa pensa di questa battuta: Che morisse. E’ evidente che se colui che interrogo non sa che cos’è quel  che morisse, non potendo indovinare se è una frase completa o un frammento, e scorgendo a malapena tra i due termini un nesso grammaticale, mi risponderà che ciò non gli sembra né bello né brutto. Ma se io gli dico che è la risposta di un uomo a ciò che un altro deve fare in combattimento, comincerà a intravedere in colui che risponde una sorta di coraggio che non gli consente di credere che sia sempre meglio vivere che morire; e il che morisse comincia a interessarlo. Se aggiungo che in quel combattimento è in gioco l’onore della patria, che il combattente è  il figlio di colui  a cui viene rivolta la domanda, che è il solo figlio che gli resti, che il giovane ha a che fare con tre nemici i quali hanno già tolto la vita  a due suoi fratelli, che il vecchio parla alla figlia, che è un romano, allora la risposta  che morisse , la quale non era né bella né brutta, si abbellisce via via che spiego i suoi rapporti con le circostanze, e finisce coll’essere sublime.”

Diderot