Come si combatte il dolore
Come si combatte il dolore
Contro il pessimismo radicale non c’è soltanto la soluzione buddistica, c’è anche la soluzione greca. […] I Greci superarono il dolore per un ‘altra via, minimizzandolo, scoprendo che ha un rivale.
La vita come conservazione dell’individuo, propagazione della specie, è un quadro riduttivo: qui la necessità, la potenza, il bisogno, la fatica, il finalismo, tracciano i modelli dell’uomo politico, dell’uomo economico.
Ma la vita è anche gioco, o, se si preferisce, è anche qualcos’altro, qualcosa di diverso da tutto quello che si è detto prima.
Quando un pezzo di vita sottratto alla pena controbilancia il resto, il pessimismo è vinto. Questo è l’insegnamento dei Greci.
Per essi nobiltà non significa […] la buona coscienza da parte di chi possiede ed esercita la potenza, bensì l’agire e il pensare senza finalità.
Ciò che chiamiamo cultura ha questa origine, esprime l’istinto antipolitico, antieconomico.
[…]
Il gioco non è soltanto sogno, ma veglia, non è parvenza più di quanto lo sia la violenza del dolore, è un aspetto positivo della vita che emerge dalle isole greche, è vita trionfante che riesce a equilibrare il peso della necessità e dello sforzo.
Il resto segue da queste premesse.
Anzitutto l’elemento arbitrario, imprevedibile nel temperamento greco: il piacere della competizione, l’astuzia, la sopraffazione mediante le parole, la risata senza cinismo, la sazietà nella vittoria, che risparmia al vinto il colpo dell’annientamento, l’indifferenza per i risultati di ciò che si compie, la predisposizione all’ira, all’impulso incontrollato, la suscettibilità, il rischiare tutto per qualcosa che non ne vale la pena, l’impazienza, il gusto del travestimento, il capriccio di sperimentare modi opposti di vita.
Anche il distacco dall’elemento personale ha questa origine, e in genere dalle condizioni individuali, nella loro banale corposità: i Greci guardano l’individuazione in trasparenza, alla ricerca di un tessuto che precede l’ndividuazione.
Infine il mito, per il Greco, raddoppia nel sogno la sua vita, sospende ogni suo giudizio, ogni catena rigida dei suoi pensieri.
Qualsiasi creazione greca è antirealistica, sino a tutto il quinto secolo […].
Per questo il Greco non teme lo stato, e se è il caso lo sfida, come Socrate, senza che la cosa suoni ridicola.
La conoscenza greca è antitecnologica e antiutilitaristica, poiché la cultura era fondata sul gioco.
Perciò i sapienti non divulgarono la scienza, non la consegnarono allo stato.
Giorgio Colli (Dopo Netzsche, Adelphi)