L'Italia è meglio

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E’ venuto a trovarmi un amico trentenne. Era stato per un mese e mezzo in America, a Los Angeles.

Lui ama il basket, adora il basket e, come aveva visto spesso nei film americani, si aspettava di trovare un campetto per giocarci liberamente con qualche amico del posto.

Il campetto lo trova, proprio come nei film, cintato con rete metallica per non far scappare il pallone. Di campi ce ne sono due, affiancati. Uno dei due è deserto, nell’altro sta palleggiando  da solo un ragazzo di colore.

Il mio amico si presenta e iniziano a giocare insieme, divertendosi e facendo rapidamente amicizia.

Dopo mezz’ora arriva un altro gruppo di ragazzi. Il nuovo amico di colore allora saluta l’italiano dicendogli che deve andare a giocare da solo nell’altro campo.

Il mio amico stupito chiede perché.

-Perché io sono un perdente e devo stare nell’altro campo, qui i perdenti non possono giocare.

Il mio amico, sempre più stupito lo saluta e resta dov’era, proponendosi al nuovo gruppo di ragazzi dato che lui nel basket e anche in altro non si sente affatto un “perdente”. Giocano per una ventina di minuti, ma poi l’italiano rinuncia  torna a casa. Gli chiedo perché.

-Erano eccessivamente aggressivi e seriosi, sembrava non stessero giocando, per ogni palla persa sembrava ci andasse di mezzo il loro onore…non volevano diventare perdenti…

 

Ora per una competenza artigiana e ormai incontrollata di un mio artefice interiore, un ceramista forse di antiche origini, un po’ aristocratico, mi si forma nell’argilla dell’anima questo pensiero elementare, anzi, facile facile: l’Italia, almeno quella sua parte che distingue l’onore dal gioco, è meglio.