Ragazzi che odiano la scuola

Ragazzi che odiano copertina

 RAGAZZI CHE ODIANO LA SCUOLA, edito da La Fabbrica dei Segni. 

Riportiamo le prime pagine con  l'indice degli argomenti e il prologo:

in PDF una recensione sulla GAZZETTA DI MODENA, una ( in Word) su QUADERNI D'ORIENTAMENTO ( rivista della regione Friuli/ Venezia Giulia) e una su Bresciabimbi a firma Sellini

 

 

 

Ragazzi che odiano la scuola

Come negoziare con i più difficili

 

 

Marco Vinicio Masoni

 

 

SOMMARIO

 

             

1.Prologo

  1. Perché oggi è più difficile che in passato fare il genitore e l’insegnante.  

3.L’identità. 

4.Idee comuni sull’adolescenza.   

5.Motivare.

6.Una domanda sulla motivazione.

7.C’è sempre voglia di fare qualcosa.

8.Trasformare i problemi in risorsa.

9.Che cos’è un problema ?   

10.Le emozioni.

11.L’unico sforzo richiesto.

12.Il rispetto.

13.Da problema a risorsa, qualche esempio.

14.Da problema a risorsa, tre regole.

15.Da problema a risorsa, domande.

16.Negoziare.

17.Negoziare, una simulazione.

18.Negoziare, domande sulla negoziazione.

19.ringraziamenti

 

 

Willst du immer weiter schweifen ?

Sieh, das Gute lieg so nah.

Lerne nur das Gluck ergreifen,

Denn das Gluck ist immer da.

 

Perchè andar così lontano ?

Guarda, il bene t'è sì presso.

Se sai coglierla tu stesso,

la fortuna è sempre qui.

 

                       Johann Wolfgang Goethe

 

 

 

 

 

Prologo

 

Dan

Dan fa il secondo anno di una scuola superiore. Decide di non andarci più. Dice ai genitori che quella scuola non gli interessa perché è troppo difficile, vorrebbe cambiare e andare nella scuola dove va un suo amico e dove “non si fa niente”. Recentemente ha pesantemente insultato un insegnante. Davanti al rimprovero dei genitori risponde che fortunatamente manca poco ai diciott’anni , che la scuola gli fa schifo e appena sarà maggiorenne se ne andrà via da casa per sentirsi finalmente libero. I genitori gli rispondono che la maturità di una persona non scatta da un giorno all’altro, quando si compiono i diciott’anni, e che loro dovranno ancora per un bel po’ di tempo prendersi cura di lui e proteggerlo.

Risposta: E allora io vi brucio la casa!

 

Thomas

Thomas ha undici anni. Frequenta la prima media, ma dopo i primi mesi rifiuta di andarci e resta a letto, insultando pesantemente i genitori che lo pregano di alzarsi. Una volta superata la fase della “sveglia”, senza mai riuscire a farlo alzare, i genitori sono costretti a uscire di casa per andare al lavoro. Lui allora si alza e per tutta la mattina sta davanti ai video giochi. Quando per punizione gli viene tolta “la rete”, non dà in escandescenze, si chiude in un silenzio rabbioso e sussurra in continuazione “che scuola di merda e che genitori di merda”.

 

Ennio

Ennio ha nove anni e fa la quarta elementare.

Si rifiuta di andare a scuola e se glielo si impone prende a pugni e a calci negli stinchi  i genitori.

Le poche volte che il padre ha provato a ricorrere alla forza, trascinando quasi di peso il ragazzino verso la scuola, questi si fa prendere  dalle convulsioni, terrorizzando il padre , che lo riporta a casa.

 

 

Walter

Walter è in un carcere minorile. Mi ha appena raccontato la sua vita, carica di lutti, sofferenze e fallimenti. Gli chiedo di provare a raccontarmi qualcosa di bello della sua vita, mi risponde così:

-La scuola media…minchia  era troppo bello (ride)...a scuola  facevo un bordello (ride) una volta alla professoressa, no? Mi ha dato uno schiaffo e gli ho sbattuto il banco in faccia

-Il banco?

-Sì il banco! glie l'ho sbattuto in faccia e poi la prendevo a calci in faccia...minchia, ma poi pure al professore

-Ma tu quanti anni avevi?

-Quattordici. Min...è stato due anni fa.[1]

 

 

Simone

Simone è in un carcere minorile. Inizia così il primo colloquio con me:

“ A me non mi dovete rompere i c… anzi guarda, se sei un insegnante stai attento perché non sei il primo che gli rompo la faccia…”

 

 

Anna

Fa la terza media e ha smesso di frequentare. Riporto le sue parole.

“Io non vado a scuola, ma non per le cose che mi dicono i miei genitori o gli insegnanti, è che io mi conosco, se a scuola qualcuna fa la stronza con me io la potrei uccidere, perché sono forte. Per questo non vado, perché sono una persona responsabile.”

***

L’elenco potrebbe proseguire con centinaia di esempi raccolti in questi ultimi trent’anni di lavoro con le scuole e i genitori.

Il mondo delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi è qualcosa che condivide col passato e altre culture solo il fatto che il giovane è sempre stato meno esperto di vita dell’adulto. Il modo col quale l’inesperienza è palesata, le emozioni tipiche dei nostri figli e allievi, le loro rabbie, frustrazioni, disperazioni, sono invece soltanto proprie della nostra epoca. La scuola è uno dei luoghi privilegiati di tali emozioni, ed è anche il luogo nel quale il nostro adolescente sente sgorgare domande come: perché devo andarci? Perché mi vogliono comandare? E, data l’oscurità delle future albe, iniziamo a sentire con preoccupante diffusione, anche nelle nostre case, la domanda: perché sono nato?

 A tali quesiti l’adulto non risponde e troppo spesso, mimetizzando la fuga, profferisce altri comandi. L’effetto è che mai come oggi incontriamo ragazzi che odiano ciò che più sentono incapace di capirli, la scuola.

Questo libro parla di ragazzi simili a quelli dei pochi esempi riportati e suggerisce strade nuove per riaverli con noi.

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Recensione di Antonella Santin, in Quaderni d'Orientamento.

M.V. MASONI

RAGAZZI CHE ODIANO LA SCUOLA

FABBRICA DEI SEGNI ED. 2016

 

Ognuno di noi – genitore, docente, educatore – conosce almeno un ragazzo che odia la scuola.

Vorremmo aiutare i ragazzi perché si sa che ‘non è bene odiare’ la scuola.

Abbiamo cercato, trovato, provato metodi,  strategie, tecniche anche molto diverse, disparate e fantasiose per condurre i ragazzi a raggiungere la meta della licenza e/o del diploma.

Questo libro ci illustra come siamo arrivati al punto di far odiare la scuola e ci da delle precise indicazioni sulle modalità per ottenere risultati che fino ad ora ci sembravano insperati e a noi preclusi.

Il punto da dove partire è molto semplice anche se di difficile attuazione: cambiare il nostro modo di vedere e giudicare i ragazzi; uscire dal senso comune; capire come loro si percepiscono quali persone e la fatica che stanno facendo per diventare adulti.

Dopo un breve excursus storico in cui si dimostra come le ragioni storico-culturali, che hanno permesso la costituzione della scuola così come la conosciamo, non sono più valide per i nostri ragazzi, sono analizzati alcuni concetti che quotidianamente si sentono ripetere da docenti e genitori quando si parla della relazione e del rapporto che si ha con gli studenti e con i propri figli.

La motivazione, analizzata nel quarto capitolo, è definita in modo nuovo e, per certi versi rivoluzionario, come modalità per …”fare in modo che i ragazzi non si vergognino di andar bene a scuola”.

Le emozioni sono  una conoscenza linguistica che fa parte della competenza emotiva.

Non è vero che ai ragazzi ‘manca la voglia’; c’è sempre voglia di fare qualcosa, magari di far credere agli altri di non avere voglia!

I conflitti, i problemi con gli adolescenti …..”stanno in piedi grazie al fatto che fanno star male l’adulto”.

Ecco quindi un modo diverso di vedere le cose, la relazione, il modo di comunicare dei giovani, perché loro non sono così ma comunicano di essere così.

La motivazione, la voglia, le emozioni, i conflitti, sono le forze centripete che portano alla costruzione della propria identità: unico fine della ‘lotta adolescenziale’.

Un altro concetto chiave e fondamentale è il cambiamento.

Cambiamento che riguarda soprattutto la relazione che si instaura con i ragazzi, in vari contesti: famiglia, scuola, società.

È nelle spazio di intersezione tra l’io e il mondo esterno che nasce, si sviluppa e a volte si deteriora la relazione; ma è solo in questo spazio che noi possiamo intervenire.

In questo spazio relazionale ci stanno la motivazione, l’emozione, l’adolescenza, il rispetto, i problemi.

L’autore ci guida alla scoperta di un modo nuovo di definire questi concetti attraverso gli occhi dei ragazzi con cui è entrato in contatto, portando racconti di vissuti, di esperienze, di testimonianze, di interventi sia in contesti privati che in istituzioni pubbliche.

Pur sapendo che oggi è più difficile insegnare e fare il genitore, questo libro ci conduce per mano a sperimentare azioni che possono portare al cambiamento.

Come possiamo far cambiare i ragazzi? Attuando autocambiamenti.

In che modo? Trasformando il problema in risorsa, comunicando altre emozioni, negoziando.

È soprattutto lo strumento della negoziazione che si sta rivelando uno dei metodi più efficaci per rientrare in sintonia con i ragazzi.

Le tecniche che l’autore ci propone richiedono esercizio, lavoro su se stessi e – come Masoni lo definisce- un piccolo sforzo.

Ma si può fare, in molti lo hanno già fatto con notevoli e documentati risultati.

Da più parti è stato messo in risalto che la scuola oggi deve unire competenze relazionali a competenze educative e disciplinari se vuole non essere più odiata.

Certo, il cambiamento è difficile ma c’è una speranza: è difficile cambiarsi da soli, insieme possiamo raggiungere la méta: il successo scolastico.

 

 

RECENSIONI

LILLI

illuminante

Scrivo adesso dopo mesi che l'ho letto, dopo averlo prestato e dopo aver fatto qualche piccolo esperimento. Sono scettica e atea per natura. Insegnante in una scuola che dicono "antidispersione" e alla continua ricerca di strategie non solo per sopravvivere a scuola. Questa premessa per dire che ho letto e leggo molto sul tema. Spessissimo trovo teorie affascinanti, ricche di riferimenti ad autori noti e importanti nel loro campo, che però non mi aiutano concretamente. Si limitano a dirmi le cose come stanno. Ma io quello lo so già perchè vivo la scuola. Io voglio dei suggerimenti su come uscirne. Voglio risposte alle mie domande. Voglio una lettura razionale e ragionata sulla ratio che muove determinati comportamenti. Strategie. E anche solo il conforto, la conferma che alcune situazioni sono perdenti sul nascere. Tutte queste cose io le ho trovate nel libro di Masoni: scritto con una leggerezza ed una intelligenza invidiabile, vita concreta e vissuta, strategie per trasformare un meccanismo vizioso in virtuoso.
Ho sperimentato personalmente, come mamma e come insegnante, su casi più semplici perchè dovrei allenarmi di più per quelli più complicati, ma FUNZIONA!!! E' questa la sua grande arma.
Inoltre anche laddove non riesco a porre in essere, per una serie di motivazioni i suoi suggerimenti, capire il perchè di alcuni comportamenti, la ratio, per me è stato liberatorio.
L'ho prestato ad una mamma in crisi con suo figlio liceale: anche il suo commento è stato: ILLUMINANTE!
Dato che aveva provato davvero di tutto ed è una donna intelligente si è messa in gioco e nel giro di pochissimo tempo la sua situazione familiare è sensibilmente cambiata. Certo è un lavoro quotidiano ma il passo importante è stato compiuto...
La trasformazione del problema in risorsa, l'accettazione dell'altro, la restituzione ad un adolescente, e non solo, di una lettura diversa e positiva di se stesso è davvero la chiave di volta per uscirne. Difficilissimo è riuscire a trovare la risorsa. Ma per questo ci vorrebbe un training... 

Ragazzi che odiano la scuola. Come negoziare con i più difficili

 

B. DIGHERA

 

 

[1] Da Marco Vinicio Masoni, Insegnamento e devianza minorile, Giuffrè editore, 1990

 

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